MALATTIE INFIAMMATORIE IMMUNOMEDIATE IN REUMATOLOGIA

Nella moderna concezione di medicina personalizzata, il tema delle differenze di genere appare sempre più centrale. Sappiamo infatti come la medesima patologia possa presentare un fenotipo differente nei due sessi, con ricadute evidenti anche in tema di ritardo diagnostico. Persino le eventuali comorbilità associate possono essere diverse, così come il percepito del paziente circa l’impatto della malattia sul proprio stato di salute. In artrite psoriasica queste differenze sono note solo in parte, in ragione di una patologia estremamente variegata e proteiforme. Ma quanto tutto ciò incide sulla risposta alle nostre terapie? Quali informazioni possiamo ottenere dai trial clinici randomizzati controllati? Possiamo fare un passo avanti sulla strada di una strategia terapeutica “sartoriale”? Questa recente meta-analisi pubblicata su Lancet Rheumatology cerca di fare chiarezza.   

 


BACKGROUND e/o DISEGNO DELLO STUDIO

I dati presenti in letteratura mostrano come vi siano delle differenze di genere rilevanti in artrite psoriasica. In particolare, è noto come il sesso femminile si associ generalmente a peggiori indici di attività di malattia, in particolare in alcuni domini come la conta delle articolazioni dolenti e il dolore a livello entesico con maggiore ricaduta in termini di disabilità funzionale, capacità lavorativa e generalmente una peggiore qualità di vita. Inoltre, benché nei pazienti di sesso femminile la psoriasi cutanea sia mediamente meno severa, tale problematica viene percepita come particolarmente impattante sulla qualità di vita, con una differenza significativa rispetto al sesso maschile.

Infine, i dati real life suggeriscono come il sesso femminile possa rappresentare un fattore prognostico negativo per il raggiungimento di  una ottimale risposta terapeutica.

La meta-analisi proposta, aggiornata a maggio 2023, analizza 60 lavori scientifici (54 trials) in artrite psoriasica identificando le differenze di genere in termini di risposta ai farmaci, con un particolare riguardo alle terapie immunosoppressive avanzate come i farmaci biotecnologici e le small molecules.

 


RISULTATI

La meta-analisi riporta significative differenze in diversi domini di malattia. In particolare i pazienti maschi tendono ad avere un minor numero di articolazioni dolenti al baseline e in generale migliori indici clinimetrici riferiti al dolore e all’impatto della malattia sulla qualità di vita, pur a fronte di una maggiore estensione media della psoriasi, un più marcato aumento degli indici di flogosi e in generale una maggiore severità di malattia. Gli uomini sembrano presentare più facilmente delle dattiliti mentre le entesiti cliniche (indipendentemente da una conferma all’imaging) appaiono più frequenti nelle donne. La conta delle articolazioni tumefatte non appare significativamente differente tra i due sessi. Le donne infine presentano una età mediamente più elevata, verosimilmente influenzata anche da un differente ritardo diagnostico nei due sessi.

Interessante il dato che la risposta ACR 20 sia più facilmente raggiungibile nel sesso maschile, indipendentemente dal farmaco in studio ma con la significativa eccezione dei JAK e TYK 2 inibitori. Tali differenze si confermano anche valutando la risposta ACR 50, benché si riduca il numero di trials valutabili.


IMPATTO NELLA PRATICA CLINICA

Il presente studio sottolinea alcune interessanti differenze di genere nell’ambito della presentazione clinica dell’artrite psoriasica, dell’impatto della stessa sulla qualità di vita del paziente ed infine sulla risposta ai farmaci.
Interessante l’evidenza di una generica maggiore risposta del sesso maschile alle terapie che tende a mantenersi trasversalmente analizzando differenti classi di farmaci, con la significativa eccezione dei JAK e dei TYK2 inibitori.


COMMENTO

Sul nostro percorso verso una medicina di precisione, oggi non è più possibile procrastinare lo studio sistematico delle differenze di genere in reumatologia. Tali aspetti riverberano infatti a qualunque livello nella gestione del paziente, influenzando diagnosi, valutazione clinica del medico, espressività fenotipica, impatto percepito sulla vita del paziente ed infine la risposta alle terapie.

La difficoltà di interpretare tali dati nasce ovviamente anche da fattori associati al genere e non determinati dallo stesso, come ad esempio la percezione di un supposto ruolo nella società che talvolta influenza il modo in cui il paziente accede alle terapie o riferisce gli eventuali sintomi. Il tema è ovviamente complesso, e ancora molti i punti che rimangono da chiarire, anche dal punto di vista biologico, come ad esempio la necessità di valutare eventuali differenze non solo tra donne e uomini ma anche tra donne prima e dopo la menopausa.

Appare fondamentale quindi disegnare gli studi clinici in modo da poter sottolineare eventuali differenze di genere e poter disporre di maggiori dati di qualità, passo fondamentale sulla via di una medicina che ponga l’accento sul paziente e non sulla malattia.


BIBLIOGRAFIA

Eder L, Mylvaganam S, Pardo Pardo J, et al. Sex-related differences in patient characteristics, and efficacy and safety of advanced therapies in randomised clinical trials in psoriatic arthritis: a systematic literature review and meta-analysis. Lancet Rheumatol. 2023 Dec;5(12):e716-e727