MALATTIE INFIAMMATORIE IMMUNOMEDIATE IN GASTROENTEROLOGIA

I pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali (MICI) accedono sempre più a fonti di informazione online per ricevere risposte inerenti alla gestione delle suddette malattie. Sistemi emergenti di intelligenza artificiale (AI) come Chat Generative Pre-Trained Transformer (ChatGPT) stanno prendendo piede nella realtà quotidiana di tutti i giorni, rientrando nella facile disponibilità di utilizzo anche di pazienti affetti da malattie croniche, come le MICI. I pazienti possono potenzialmente ritenere questi sistemi come affidabili o addirittura sostitutivi della consultazione medica, soprattutto per questioni che generano in loro riluttanza nel parlarne con il loro gastroenterologo di fiducia riguardo temi più personali che spesso possono generare imbarazzo.


Questo articolo ha esaminato le risposte (ovvero gli “outputs”) di ChatGPT a domande comuni fatte dai pazienti con MICI e ha sottolineato come, sebbene questo sistema di AI possa generare alcune informazioni mediche scientificamente sostenibili, sussistano ancora forti limitazioni in larga parte imputabili alla scarsa qualità e quantità dell’aggiornamento del sistema e il rischio di inesattezze. Il tutto, inevitabilmente, spinge a un suo utilizzo consapevole e prudente, probabilmente non ancora “pronto” a una liberalizzazione di utilizzo da parte dei pazienti senza preliminare filtro medico.


BACKGROUND

ChatGPT è un chatbot “conversazionale” che è stato diffuso nel novembre 2022 e, come strumento di AI, ha scatenato un forte dibattito in letteratura tra proponenti che lo sostengono come strumento di rivoluzione scientifica e clinica e detrattori che invece lo ritengono un fallace strumento, fonte di disinformazione o comunque di informazioni accurate. L’uso di ChatGPT, come di tutti gli strumenti informatici, ha dei vantaggi e degli svantaggi. È certamente uno strumento intuitivo, utilizzabile in quasi tutte le lingue, senza bias umani, rapidamente accessibile e attivo sempre, 24 ore su 24. Tuttavia, ha una chiara problematica di aggiornamento in quanto il sistema “si addestra” con il tempo, concetto definitivo come “reinforcement training”. Il sistema può, quindi, generare delle risposte non esatte, fenomeno definito come “artificial hallucination” e, inoltre, manca di “buon senso” e di empatia nelle risposte. Gravina AG et al. hanno condotto una valutazione delle risposte che ChatGPT  ha dato a 10 domande tra le più comuni poste ai gastroenterologi da pazienti affetti da MICI. Le domande selezionate sono state le seguenti:

  • Esiste una terapia definitiva per le MICI?
  • C’è una dieta che porta benefici nei pazienti con MICI?
  • Quante volte nell’arco della propria vita va ripetuta la colonscopia in un paziente affetto da MICI?
  • I clismi possono essere sostituiti da altro nei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa (RCU)?
  • Una donna affetta da MICI può avere una gravidanza?
  • Esistono formulazioni orali di farmaci biologici?
  • Un paziente affetto da MICI che rischio di cancro del colon ha?
  • Un paziente con MICI che pratica terapia con farmaco biologico, può essere più facilmente suscettibile ad infezioni e cancro?
  • Che rischio ha un genitore affetto da MICI di trasmetterla al proprio figlio?
  • Un paziente affetto da malattia di Crohn, dopo la prima chirurgia, deve essere sottoposto a terapia con farmaco biologico?

RISULTATI

Gli autori hanno pesato e confrontato scientificamente le risposte di ChatGPT alla luce delle linee guida attuali. Alla prima domanda ChatGPT risponde che non esiste una terapia definitiva per le MICI, accenna alle varie terapie presenti, ma per esempio non opera una approfondita distinzione tra malattia di Crohn e RCU e non dettaglia il ruolo della proctocolectomia totale restaurativa nei pazienti con RCU come opzione terapeutica definitiva.

Alla seconda domanda ChatGPT risponde dicendo che alcuni regimi dietetici hanno dimostrato di migliorare i sintomi delle MICI (dieta low-FODMAP, o dieta a bassa quantità di residui di fibre, …) ma consiglia di rivolgersi al proprio gastroenterologo o a un nutrizionista esperto per maggiori informazioni. Alla terza domanda il chatbot risponde che un paziente affetto da MICI dovrebbe sottoporsi nell’arco della sua vita diverse volte alla colonscopia (diagnosi, monitoraggio della terapia, flares sintomatologiche, screening per cancro del colon). Alla quarta domanda dice che è possibile evitare i clismi nel management della RCU ma perde di accuratezza perché il chatbot elenca, pur consigliando di rivolgersi allo specialista, una lista di alternative, dalle supposte alla chirurgia, che tuttavia, non sono sempre proponibili come reali “alternative” alla terapia topica con clismi. Alla quinta domanda risponde in maniera molto precisa perché definisce correttamente tutti gli step del conceptional counselling che si dovrebbe proporre ai pazienti con MICI, dal momento in cui si vuole programmare la gravidanza fino al tipo di parto. Alla sesta domanda si nota paradigmaticamente come ChatGPT ha un grosso limite di aggiornamento, perché dimostra di non conoscere dell’esistenza e dell’approvazione per l’uso delle piccole molecole orali che sono sotto forma di formulazione in compresse. Alla settima domanda ChatGPT chiarisce il rischio incrementato di cancro colorettale nei pazienti con MICI e spiega in dettaglio anche i fattori addizionali di rischio.  Alla ottava domanda ChatGPT chiarisce che nei pazienti in terapia immunomodulatoria biologica c’è un certo rischio di alcune tipologie di neoplasia, pur se controllato, e che c’è un reale rischio infettivo associato all’immunosoppressione con tali agenti terapeutici. Alla nona domanda ChatGPT si esprime davvero bene perché fornisce una interessante metafora sostenendo che la genetica è solo “un pezzo del puzzle patogenetico” e che da sola non è sempre sufficiente a determinare le MICI (pur se tuttavia non cita le rare forme monogeniche di MICI). Nell’ultima domanda ChatGPT invita il paziente a riferirsi allo specialista e pesa bene quali fattori determinano il rischio di recidiva post-chirurgica (es. severità di malattia, tipo di chirurgia, quantità di intestino resecato) perché ogni caso va valutato in base ai vari fattori legati al paziente.


IMPATTO NELLA PRATICA CLINICA

Tale studio offre una prospettiva importante in quanto delucida bene il ruolo di ChatGPT nell’ambito gastroenterologico e in un particolare setting di domande rivolte a questo chatbot  relativo alle MICI. Le risposte di ChatGPT possono essere considerate attendibili solo per alcune domande, in quanto per altre sono limitate e non complete, in quanto non aggiornate; pertanto, nel campo della gastroenterologia, l’uso di ChatGPT è ancora pioneristico e deve essere usato con attenzione.


COMMENTO

Le MICI sono patologie che colpiscono il paziente a trecentosessanta gradi, impattando significativamente la qualità della vita. Nel paziente si generano insicurezze e numerosi interrogativi sulla gestione della loro quotidiana terapia, sulle potenziali complicanze che la loro MICI potrà determinare, sul condizionamento che tali patologie impongono sullo stile di vita dei pazienti, e in ultimo, su scelte per la popolazione generale naturali e semplici come la programmazione di una gravidanza ma che per il paziente con MICI possono perdere la loro scontata spontaneità.

Ne consegue che questa “massa” di interrogativi sui più svariati argomenti non sempre può essere riversata globalmente sullo specialista in sede di visita ambulatoriale o, quanto meno, non nella sua totalità e non con la completezza e dovizia di particolari che spesso il paziente richiede, desidera, o si aspetta. Una quota parte dei pazienti quindi si affida spericolatamente a sistemi di informazione alternativi, attingendo per esempio ai social networks, a gruppi di pazienti online, o, sempre più recentemente a chatbot super-intelligenti basati sull’AI che sembrano essere la panacea per ogni dubbio. Si crea, quindi, un potenziale rischio, della creazione di un’alternativa inaccurata finanche pericolosa o una barriera alla normale comunicazione medico-paziente. In altri termini, questi strumenti che dovrebbero avere un ruolo, a oggi complementare, rischiano di diventare la prima linea informazionale per i nostri pazienti. Da qui la necessità, per i ricercatori di MICI, di impegnarsi a studiare se i più recenti ritrovati nel campo dell’AI conversazionale (ormai facilmente accessibili a tutti) siano davvero santuari di informazione credibile.

Dall’analisi effettuata dallo studio presentato, il chatbot a oggi più “famoso” e utilizzato, ovvero ChatGPT non sembra possedere una performance così trascurabile ma ha tuttavia delle aree grigie, delle falle metodologiche e un tono anti-empatico che comunque precludono una raccomandazione, a oggi, di tale strumento come includibile nella normale pratica clinica delle MICI.

Probabilmente questo è in larga parte determinato dal fatto che tali strumenti non nascono in un contesto sanitario ma sono di natura generalista abbracciando un multiforme vortice di argomenti e di impieghi nei più disparati settori. Di conseguenza, un probabile anello mancante è la necessità di adattare tali sistemi chatbots o crearne di nuovi addestrati su fonti attendibili (es. database medici indici come PubMed®, Scopus, Web of Science) che raccolgono fonti frutto di peer-review da riviste attendibili e accreditate da metriche bibliometriche che ne sostengono l’impatto scientifico.

In conclusione, se davvero vogliamo degli “assistenti” digitali e AI degli IBDologi dobbiamo crearne a “immagine e somiglianza” degli stessi e addestrandoli sulle stesse fonti dove gli umani fanno scorta di evidenze per gestire, giorno dopo giorno, i nostri cari pazienti con MICI.


BIBLIOGRAFIA

Gravina AG, Pellegrino R, Cipullo M, et al. May ChatGPT be a tool producing medical information for common inflammatory bowel disease patients' questions? An evidence-controlled analysis. World J Gastroenterol 2024; 30:17-33.