MALATTIE INFIAMMATORIE IMMUNOMEDIATE IN DERMATOLOGIA

Diversi studi hanno considerato la relazione tra psoriasi e nutrizione, ponendo l’accento sul possibile ruolo nella patogenesi della psoriasi. In particolare, i pazienti affetti da psoriasi soffrono frequentemente di obesità, diabete, dislipidemia, malattie cardiovascolari o malattie infiammatorie croniche intestinali. Inoltre, i pazienti psoriasici spesso hanno abitudini alimentari sbagliate, come un elevato consumo di cibi ad alto contenuto di grassi, oppure assumono poco pesce o fibre. Queste abitudini alimentari sbagliate sembrano essere correlate all’incidenza e alla gravità della psoriasi stessa e portare a un’aumentata incidenza delle comorbilità.


LO STUDIO

È stata condotta una revisione sistematica degli studi più recenti che trattano il ruolo della nutrizione nella psoriasi. In particolare, l’effetto stimolante o regolatorio dei vari nutrienti e il possibile miglioramento dei sintomi attraverso l’introduzione di strategie nutrizionali. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica dove vari fattori sia genetici sia ambientali sono coinvolti nella patogenesi della stessa, ma anche delle sue comorbilità. Nei fattori ambientali è inclusa anche la dieta. Vari studi epidemiologici hanno messo in luce le abitudini alimentari non corrette in questi pazienti, come un’aumentata introduzione, rispetto ai soggetti sani, di grassi saturi, carboidrati semplici e un diminuito consumo di proteine, carboidrati complessi, acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi (n-3 PUFA), vegetali e fibre. Inoltre, i pazienti psoriasici consumano pochi alimenti tipici della cosiddetta dieta mediterranea, come olio extra vergine di oliva, pesce, frutta fresca e frutta secca, rispetto ai controlli sani.

Certi nutrienti e cibi sembrano esacerbare la psoriasi, come acidi grassi saturi, zuccheri semplici, carne rossa e alcool, mentre altri sembrano migliorarla, come vitamina D, vitamina B12, n-3 PUFA, fibre, genisteina, selenio, acidi grassi a catena corta e probiotici. Inoltre, nel caso in cui questi pazienti siano sovrappeso oppure obesi, dovrebbe essere preso seriamente in considerazione di iniziare il calo ponderale, anche attraverso una dieta a basso indice calorico. Nei pazienti con bassi livelli sierici di vitamina D e di selenio dovrebbe essere iniziata la supplementazione di questi nutrienti.

La dieta sembra inoltre essere di fondamentale importanza non solamente per modulare la psoriasi stessa, ma anche le sue comorbilità, come quelle cardio-metaboliche e intestinali.


IMPATTO NELLA PRATICA CLINICA

Nei pazienti affetti da psoriasi sarebbe opportuno introdurre delle strategie nutrizionali, agendo sugli effetti stimolatori o regolatori dei vari nutrienti. Acidi grassi saturi, carne rossa, zuccheri semplici e alcol contribuiscono a esacerbare la psoriasi stessa e le sue comorbilità, attraverso l’attivazione della cascata dell’inflammosoma NLRP3 o dell’asse TNF-α/IL-23/IL-17, la generazione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS), dei prostanoidi e leucotrieni, la disbiosi intestinale o la soppressione dei Treg.

Al contrario, il miglioramento della psoriasi stessa e delle sue comorbilità si ottiene con la supplementazione di acidi grassi polinsaturi (n-3 PUFA: acido eicosapentaenoico-EPA e acido docosaesaenoico-DHA), di vitamina D, vitamina B12, dieta ricca in fibre, acidi grassi a catena corta (butirrato, propionato e acetato), genisteina, selenio e probiotici, agendo attraverso la soppressione di segnali infiammatori o l’induzione dei Treg.

Una dieta personalizzata per questi pazienti, tenendo in considerazione anche il loro stato nutrizionale, dovrebbe essere proposta e introdotta per cercare di controllare in maniera più efficace l’andamento della psoriasi.


COMMENTO

I pazienti affetti da psoriasi presentano più frequentemente una disbiosi a livello del microbiota intestinale e deficit di vitamina D e selenio. Interessante è la relazione tra l’effetto stimolante o regolatorio di certi nutrienti o cibi e la psoriasi e il possibile miglioramento della psoriasi stessa attraverso l’utilizzo di strategie nutrizionali.


BIBLIOGRAFIA